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Industria

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L'area archeologica si estende su 26.500 metri quadrati, tra la strada provinciale n. 590 della Val Cerrina, la via per Monteu da Po e il rio della Valle. Essa comprende un settore centrale della antica città romana, dove si incrociano due assi stradali che fiancheggiano la principale area sacra cittadina, dedicata al culto della dea egizia Iside e del suo compagno Serapide. Questa comprende un vasto spazio aperto semicircolare, originariamente circondato da porticati, che culmina da un lato in un'esedra monumentale, fiancheggiata da due tempietti, e dall'altro fronteggia l'alto podio di un tempio dotato di scalinata monumentale. Quest'ultimo doveva essere in relazione con la piazza pubblica del foro, purtroppo ancora sepolta entro una proprietà privata.
Il visitatore ha anche la possibilità di esplorare parti degli isolati che si affacciavano sull'incrocio stradale, con domus in alcuni casi dotate di ricche pavimentazioni, tabernae e botteghe.
La città pianificata, sorta in età augustea (fine I secolo a.C. - inizi I secolo d.C.) con un impianto regolarmente scandito, era stata già probabilmente fondata, almeno sul piano giuridico, alla fine del II secolo a.C. nel corso delle campagne militari romane nel Monferrato, nei pressi dell'insediamento celto-ligure di Bodincomagus = "mercato sul Po (Bodinkos)", in connessione con un importante scalo portuale per la navigazione fluviale (Plinio il Vecchio, Storia naturale III, 122). Oggi il fiume si è allontanato di molto dalla città antica, il cui limite a nord è ancora segnato dalla presenza dei ruderi della pieve medievale di San Giovanni di "Dustria", citata in una concessione dell'imperatore Ottone III ai Canonici di Sant'Eusebio a Vercelli del 31 dicembre 997.
Il sito rientra nell'area protetta del Parco del Po Torinese, in corrispondenza della Riserva Naturale Speciale della confluenza della Dora Baltea.


Scavi e rinvenimenti

Nel 1745 presso Monteu da Po, lungo la sponda destra del Po e a poca distanza dalla confluenza della Dora Baltea, i religiosi Giovanni Paolo Ricolvi e Antonio Rivautella, incaricati dal re di Sardegna Carlo Emanuele III di recuperare oggetti d'arte antica per arricchire le collezioni del Museo dell'Università, appena allestito, identificarono il sito dell'antica Industria, citata da Plinio il Vecchio tra i nobili oppida della nona regione augustea, Liguria (III, 49), grazie al rinvenimento di una tavola di bronzo contenente la dedica da parte del Collegium Pastophorum Industriensis, un collegio sacerdotale cittadino.
Le ricerche furono riprese, nel secolo successivo, dal conte Bernardino Morra di Lauriano, cui si deve la prima pianta topografica dell'area ed il rilievo delle strutture murarie (1808-1811), oltre che il recupero di numerosissimi oggetti, molti dei quali poi donati al re Carlo Alberto.
Campagne di scavo sempre più approfondite, nel corso dell'800 e del '900, sino alle recenti indagini della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, hanno permesso di portare in luce un ampio settore dell'area urbana centrale, oggi area demaniale aperta al pubblico, nel quale predomina, per dimensioni monumentali, il santuario alle divinità egizie di Iside e Serapide, identificato grazie ad alcuni ex voto.
La rilevanza della città come scalo per prodotti minerari provenienti dalla Valle d'Aosta e per le merci che arrivavano lungo il Po dai porti adriatici sembra confermata dalla presenza, attestata epigraficamente, delle famiglie degli Avilii e dei Lollii, imprenditori e mercanti, e da quella di officine metallurgiche, queste ultime probabilmente in connessione al santuario delle divinità egizie. La gens Avilia, di origine veneta, è anche certamente presente nella valle di Cogne, area mineraria e di estrazione di marmo, come sappiamo dalla dedica di un ponte sopravvissuto sino ai giorni nostri, il cosiddetto Pondel (3 a.C.) presso Aymavilles (AO).
La produzione locale di bronzi in connessione ai culti isiaci fu molto abbondante, con un grande numero di esemplari giunti sino a noi, in alcuni casi di altissimo livello, ora esposti presso il Museo di Antichità di Torino. Tra questi spicca un eccezionale oggetto di importazione, la statuetta di Satiro ebbro, forse prodotto pergameno di epoca tardo-ellenistica.
L'importante rapporto intercorso in età antica tra città e fiume, oggi completamente perduto, doveva trovare materializzazione in un vero e proprio porto lungo un canale che si staccava dall'asta principale del corso d'acqua in corrispondenza del centro abitato.


Referente: dott. Alessandro Quercia


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