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I Siti iscritti

I Siti del Piemonte iscritti alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità

 

I Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato

Nella riunione del Comitato del Patrimonio Mondiale che si è tenuto a Doha in Quatar dal 15 al 25 giugno 2014 i Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato sono stati riconosciuti come parte integrante del Patrimonio Mondiale, attribuendo l'eccezionale valore universale al paesaggio culturale piemontese. L'iscrizione del sito alla World Heritage List porta l'Italia al 50° sito nazionale riconosciuto dall'UNESCO, una sfida importante per la nazione e, in particolar modo, per il Piemonte che oggi ha l'occasione di mettere in luce agli occhi del mondo intero le sue bellezze, i suoi paesaggi, i suoi valori storico-culturali. Il successo della proposta di candidatura è stato determinato dalla partecipazione e dalla collaborazione delle istituzioni coinvolte e dalla cittadinanza, che hanno visto in prima linea schierati il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, in qualità di coordinatore e di supporto tecnico-scientifico, la Regione Piemonte, promotrice dell'iniziativa e l'Associazione dei Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte, referente e gestore del sito, le Province di Alessandria, Asti e Cuneo. Il processo di candidatura è stato lungo e complesso, avviato nel 2006 con l'iscrizione nella Tentative List italiana del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, da parte del gruppo di lavoro interministeriale permanente per il Patrimonio Mondiale dell'UNESCO e seguito nelle diverse fasi dall'Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l'Innovazione (SiTI) del Politecnico di Torino, e supportato dalla Regione Piemonte, dal Segretariato Generale del MiBACT, dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Province di Torino, Asti, Cuneo, biella e Vercelli.

 

Le Residenze Sabaude

Dal 1997 tali residenze sono iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale. Ciascuna di esse è contraddistinta da caratteristiche peculiari che, nel loro insieme, offrono uno straordinario affresco della storia del Piemonte e dell’Italia, con particolare riferimento agli avvenimenti che hanno portato – sullo sfondo della storia europea – alla formazione dello Stato unitario: un circuito culturale, storico, architettonico e ambientale unico, fruibile e visitabile, che ha un valore universale eccezionale e che merita la tutela a beneficio di tutta l'umanità.

I Savoia, dopo il trasferimento della capitale da Chambéry a Torino (1562), tra la fine del Cinquecento e la metà dell’Ottocento affidano ai principali architetti e artisti della propria corte la realizzazione di prestigiose residenze, a testimonianza del crescente potere acquisito in Italia e in Europa. Nasce così un percorso architettonico e urbanistico che ha come centro Torino e che si irradia sul territorio circostante, in quella che viene definita la “Corona di Delizie”, destinata allo svago e alla caccia.

A Torino, fanno parte del Patrimonio Mondiale Palazzo Reale, Palazzo Madama, Palazzo Chiablese, Palazzo Carignano, Armeria Reale, Archivio di Stato, Palazzo della Prefettura, la Cavallerizza, l’ex Accademia Militare, l’ex Zecca di Stato, la facciata del Teatro Regio, il Castello del Valentino e Villa della Regina. Fuori città e nel resto del Piemonte si trovano il Castello di Moncalieri, il Castello di Stupinigi, la Reggia di Venaria Reale, Borgo Castello alla Mandria, il Castello di Rivoli, il Castello di Agliè, il Castello di Racconigi, il Castello di Govone, l’Agenzia di Pollenzo.

Scarica qui il Piano di Gestione delle Residenze Sabaude:

- Piano di Gestione - Volume I
- Piano di Gestione - Volume II

 

I Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia

Varallo - Sacri Monti I nove Sacri Monti dell’Italia Settentrionale sono gruppi di cappelle e altri manufatti architettonici eretti fra il XVI e il XVII secolo, dedicati a differenti aspetti della fede cristiana. In aggiunta al loro significato simbolico e spirituale, possiedono notevoli doti di bellezza, virtù e gradevolezza, e risultano integrati in un ambiente naturale e paesaggistico di colline, boschi e laghi; contengono inoltre reperti artistici di assoluto rilievo. Con questa motivazione nel 2003 l’UNESCO ha iscritto il sito “Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia” nella Lista del Patrimonio Mondiale. Il prestigioso riconoscimento attribuisce un valore universale a sette siti del Piemonte (Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta e Varallo) e due della Lombardia (Ossuccio e Varese).

I Sacri Monti piemontesi sono inseriti nel sistema delle Aree protette della Regione Piemonte, che provvede alla loro conservazione storico-artistica sotto la tutela della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Novara, Alessandria e Verbano-Cusio-Ossola, garantisce gli interventi di manutenzione e la tutela dell’ambiente naturale dei parchi.
Sito web: www.sacrimonti.net

 

I Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino

Viverone

Dal 27 giugno 2011 i Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino sono nella Lista del Patrimonio mondiale dell'UNESCO. La decisione è stata presa dalla 35° sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale riunita a Parigi dal 19 al 29 giugno 2011.

La serie dei Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino si estende sui territori di sei paesi, Svizzera, Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia. In Italia sono interessate cinque regioni, che appartengono all’arco sud-alpino, e in particolare la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia, il Trentino Alto Adige.

I siti seriali sono 156, dei quali 25 in Italia, due in Piemonte: Viverone (BI) e Mercurago, Arona (NO). Il sito di Viverone è stato scoperto negli anni Settanta del Novecento. È uno dei più importanti abitati palafitticoli dell’età del Bronzo nell’arco alpino per la ricchezza di manufatti di metallo e di ceramica e per la complessità delle strutture, cruciale per la comprensione dei contatti tra l’Italia e l’area transalpina nell’età del Bronzo (XVII-XV e XI secolo a.C.). Mercurago è la prima stazione palafitticola del Piemonte, scoperta ancora nel XIX secolo da Bartolomeo Gastaldi, il fondatore della Paletnologia piemontese.
Sito web: www.palafittes.ch

 

Ivrea Città Industriale del XX Secolo

IvreaL’iscrizione, che porta a 54 il numero dei siti Unesco italiani, arriva a completamento di un lungo percorso che ha visto la Città di Ivrea, la Regione Piemonte e la Città Metropolitana e le principali istituzioni presenti sul territorio (Fondazione Olivetti e Fondazione Guelpa) lavorare alla scrittura di un dossier di candidatura che da più anni attendeva il suo turno.

Il nuovo sito Patrimonio dell’Umanità comprende una “core zone” che comprende il susseguirsi degli edifici realizzati lungo l’asse di via Jervis in sei decenni e le molte architetture erette sul territorio legate alla materializzazione di un pensiero illuminato e unitario che univa economia, politica e cultura e ha utilizzato l’architettura e l’urbanistica per la sua costruzione.

Il punto di partenza è l’edificio in mattoni rossi in cui l’azienda di Camillo Olivetti dal 1908 iniziò a produrre le prime macchine da scrivere, che tra 1939 e 1957 viene ingrandito quattro volte da Luigi Figini e Gino Pollini, Annibale Fiocchi e Ottavio Cascio con altrettante strutture comprendenti anche la suggestiva e trasparente copertura in ferro e vetro progettata da Eduardo Vittoria per l’Officina H. Il complesso produttivo si completa con i palazzi per gli uffici: il progetto di Gian Antonio Bernasconi, Annibale Fiocchi e Marcello Nizzoli tra 1955 e 1964, e il nuovo Palazzo Uffici di Gino Valle, edificio polifunzionale rivestito in mattoni completato nel 1988 che ospita anche la mensa aziendale.

Alle spalle dello stabilimento in ampliamento, Ignazio Gardella è invece l’autore, tra 1953 e 1961, dell’organica mensa con circolo ricreativo inserita nel paesaggio collinare alle spalle dell’infilata degli stabilimenti, mentre tra 1954 e 1959 Eduardo Vittoria è l’autore dei due edifici rivestiti da mattonelle di klinker smaltate: il Centro studi ed esperienze, organizzato su una pianta a croce con bracci di diversa dimensione, e la Centrale termica con la scansione verticale data dai moduli dei suoi serramenti in acciaio.

Attorno a stabilimenti e uffici si costruiscono interi pezzi di città. Mentre tra 1939 e 1941 Figini e Pollini progettano e realizzano l’asilo nido di Borgo Olivetti, con il suo linguaggio moderno e i materiali di provenienza locale, risale alla metà degli anni cinquanta l’edificio dei Servizi Sociali (con ambulatori e biblioteca) con la sua struttura sorretta dagli eleganti pilastri esagonali in granito bianco. Nel 1941-42 Figini e Pollini iniziano la costruzione del quartiere Castellamonte con i sette Edifici per famiglie numerose, proseguita nel dopoguerra con i progetti di Marcello Nizzoli e Gian Mario Olivieri: le sei Case unifamiliari per dirigenti (1948), la Casa a quattro alloggi (1952) e l’Edificio a 18 alloggi (1954-55). A completamento di quest’area residenziale lo studio Gabetti e Isola realizza tra 1969 e 1971 l’Unità Residenziale Ovest, forse una delle più note e controverse architetture olivettiane: soprannominata “Talponia”, si sviluppa all’interno di una pianta semicircolare incassata in una collina artificiale e rivolta verso un pendio erboso naturale.

Fuori dalla “core zone”, il quartiere Canton Vesco si costruisce invece nei decenni del secondo dopoguerra con progetti di Ludovico Quaroni (la scuola elementare e l’asilo con la sua organica struttura a padiglioni) e Marcello Nizzoli, Gian Mario Olivieri e Aldo Favini (la Chiesa del Sacro Cuore con la sua struttura corrugata in cemento armato), mentre tra 1967 e 1971 è il turno dell’Unità Residenziale Est che, progettata nel centro cittadino da Iginio Cappai e Pietro Mainardis, richiama nelle sue forme le tastiere e i carrelli delle macchine per scrivere.

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